Farmaci in età pediatrica: evitare l’autoprescrizione e l’abuso di antibiotici

(da  Doctor33)  In età pediatrica, la fascia d’età compresa tra zero e due anni è quella in cui si registra il consumo maggiore di farmaci: 82,2 dosi giornaliere ogni mille bambini. È uno dei dati forniti dal recente rapporto OsMed dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), da cui emergono consumi progressivamente più bassi negli adolescenti tra 14 e 17 anni (75,8 dosi giornaliere ogni mille abitanti), nei bambini fra tre e cinque anni (71,1), nei preadolescenti dagli 11 ai 13 (60,9) e nei bambini che frequentano la scuola primaria 6-10 anni (54,2). «È un dato atteso e rientra nella fisiologia degli eventi – commenta il presidente della Società italiana di pediatria (Sip) Giovanni Corsello – perché è l’età in cui il bambino comincia la socializzazione, spesso con l’iscrizione al nido, e aumenta il contatto con agenti virali o batterici che possono provocare infezioni, quindi in qualche modo il consumo dei farmaci è anche legato alla necessità di ridurre la temperatura corporea, di lenire un po’ il fastidio e il dolore e trattare le infezioni».
A conferma dell’analisi del presidente Sip, i farmaci più utilizzati secondo il rapporto Osmed sono quelli per l’apparato respiratorio (35,6%) e gastrointestinale (25,5%). Secondo Corsello non si segnalano dunque particolari abusi tranne quello, peraltro grave e diffuso anche nella popolazione non pediatrica, di prescrizione inappropriata di antibiotici per infezioni che non sono batteriche ma virali, il che come è noto va a aggravare il fenomeno della antibioticoresistenza. Il pediatra porta inoltre l’attenzione sull’importanza di evitare l’autoprescrizione, particolarmente pericolosa per bambini molto piccoli: «l’uso dei farmaci deve essere sempre governato dal pediatra e frutto di un’interazione del pediatra con la famiglia, in modo da evitare inappropriatezze e anche effetti collaterali. C’è il rischio oltretutto che si usino per i bambini farmaci destinati agli adulti che si trovano nei cassetti di casa, evento che può causare un maggior numero di effetti avversi perché il bambino ha peculiarità fisiologiche che spesso non ci consentono di utilizzare farmaci per adulti semplicemente riducendone le dosi».

Visite fiscali e certificati, da sabato 13 nuove regole. Ecco le principali novità

(da Doctor33)   Sabato 13 gennaio partono i nuovi controlli dei medici fiscali sui lavoratori della pubblica amministrazione. Entra in vigore, infatti, il nuovo regolamento del ministero della Pubblica Amministrazione (decreto 2016/2017) che conferma le fasce orarie dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 di tutti i giorni, feriali e festivi, per le verifiche a domicilio sui dipendenti pubblici assenti per malattia. Non cambiano per ora le fasce orarie per i dipendenti privati, 10-12 e 17-19 dei giorni lavorativi: una modifica che invece era stata chiesta dal presidente Inps Tito Boeri per meglio razionalizzare i costi del Polo Unico delle visite fiscali, l’organismo composto dai 1200 medici Inps che d’ora in poi controllerà oltre ai 14 milioni di lavoratori del privato (4,4 milioni di assenze nel 2016) anche i 3,6 milioni del pubblico (1,8 milioni di assenze) fin qui di pertinenza in gran parte dei medici delle Asl.

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Nuovo accesso provvisiorio al Padiglione Vallisneri dell’Ospedale di Forlì

Da lunedì 15 gennaio, per un periodo di circa tre mesi, la nuova scala esterna del padiglione Vallisneri dell’ospedale di Forlì, attualmente già in uso come via d’esodo, sarà utilizzata per gli accessi a TUTTI  i reparti e servizi del Padiglione Vallisneri ad eccezione di Anatomia Patologica, Ufficio Relazioni con il Pubblico, Prevenzione Oncologica, Centro Prelievi e Day Hospital Oncologico IRST, per i quali restano invariate le modalità di
accesso.
Contestualmente, il vano scale interno (compresi gli ascensori) del Padiglione Vallisneri (lato Anatomia Patologica) sarà interdetto ed inutilizzabile per consentire la prosecuzione dei lavori di adeguamento alla normativa sismica e di prevenzione incendi.
Al termine dei lavori saranno ripristinati i percorsi definitivi.

L’allarme dei cardiologi SIC: il 10% degli under 18 è iperteso

(da Doctor33)  Il 10% dei ragazzi con meno di 18 anni è iperteso. È stato questo uno dei temi principali del Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia tenutosi in Dicembre a Roma  «Come per ogni malattia cronica, è verosimile che l’ipertensione arteriosa sviluppi le sue premesse fisiopatologiche anni o decenni prima di manifestare segni e sintomi clinicamente inequivocabili» spiega Giuseppe Mercuro, Presidente Sic. «Una “impronta pressoria” – consistente nel riscontro di valori tensivi ai limiti superiori della norma per l’età, insieme a un’accresciuta massa corporea – che si renderebbe manifesta sin dalla prima età. Questa condizione fenotipica presupporrebbe una continuità nel tempo di valori pressori elevati o francamente ipertesi e una loro persistenza nell’età adulta, ed oltre».

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Endometriosi, fondazione Gimbe pubblica le linee guida Nice. Focus su diagnosi e trattamento

(da Doctor33)  Raccomandazioni cliniche sia per la diagnosi, sia per il trattamento dell’endometriosi: dai segni e sintomi che generano il sospetto di malattia ai criteri di appropriatezza di test diagnostici (ecografia, risonanza magnetica, laparoscopia), dalle consulenze specialistiche ai trattamenti (analgesici, terapia ormonale, chirurgia). A fornirle le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (Nice) – disponibili in italiano grazie alla traduzione della Fondazione Gimbe e particolarmente importanti, perché, come sottolinea in una nota il presidente di Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, «troppe donne rimangono ancora senza diagnosi per molti anni, con peggioramento della qualità di vita, progressione della malattia e peregrinazioni tra consulti specialistici e indagini diagnostiche non sempre appropriate».

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Curare la parodontite riduce l’emoglobina glicata

(da M.D. Digital)   Negli ultimi anni l’associazione tra diabete e malattia parodontale è stata oggetto di approfondite ricerche, e diversi studi suggeriscono che il DM è un fattore di rischio per lo sviluppo di gengiviti e/o parodontite nel diabete tipo 1 e 2. I pazienti con DM presentano infatti un rischio da due a tre volte  maggiore,  rispetto a un soggetto non diabetico, di sviluppare disturbi cronici del cavo orale. Allo stesso tempo la malattia parodontale può essere un fattore di rischio per l’insorgenza del diabete, ed  esiste una relazione diretta fra gravità ed estensione della parodontite e peggioramento  del  controllo glicemico. Proprio per approfondire questa  complessa relazione, spesso sottovalutata, diabetologi provenienti da tutt’Italia si sono trovati a Genova, in occasione del convegno “Diabete e parodontopatia: una  relazione biunivoca”,  promosso dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD).

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