«Dottore, ma è vero che?»: nasce il portale dei medici contro le “bufale” sulla salute

(da Il Sole24Ore.com)  Dalla falsa correlazione tra vaccini e autismo agli effetti “miracolosi” di alcune sostanze contro tumori e Aids, l’universo delle fake news sanitarie corre veloce sul web, come un’onda amplificata da migliaia di condivisioni sui social media. Per contrastare il diffondersi delle “bufale”, la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri ha creato un portale ad hoc. Si chiamerà “Dottoremaeveroche”.  «Otto pazienti su 10, secondo le statistiche, consultano internet per cercare informazioni sulla salute – spiega Alessandro Conte, coordinatore del gruppo di lavoro della Fnomceo per il nuovo progetto web -.

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Ipertensione, nuova strategia terapeutica con dosaggi più bassi e meno effetti collaterali

(da Doctor33)   Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Hypertension, un trattamento con il quarto di una dose standard di uno o più farmaci antipertensivi può essere sufficiente per il controllo della pressione sanguigna con il vantaggio di portare meno effetti collaterali. «C’è una necessità critica di strategie di riduzione della pressione sanguigna che abbiano grande efficacia e minimi effetti collaterali» spiega Alexander Bennett, del George Institute for Global Health alla University of Sydney in Australia e autore principale dello studio. I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica e una metanalisi di studi controllati randomizzati e i risultati della ricerca, su 42 studi randomizzati con 20.000 adulti, hanno mostrato che la terapia con un quarto di dose di un singolo agente antipertensivo riduceva la pressione sanguigna rispetto al placebo, ma era meno efficace della monoterapia a dose standard; la terapia con un quarto di dose di due agenti, invece, ha ridotto la pressione sanguigna rispetto al placebo, ed è risultata efficace come la monoterapia a dose standard.  Per quanto riguarda la terapia con un quarto di dose di quattro agenti, i dati erano limitati a due studi. Gli eventi avversi nella terapia a singolo e doppio agente con un quarto di dose non erano significativamente diversi rispetto al placebo, ed erano significativamente inferiori rispetto alla monoterapia a dose standard. «L’uso di una terapia di abbassamento della pressione sanguigna doppia con un quarto di dose può essere preferibile alla monoterapia a dose standard» dicono gli autori, che poi concludono: «In alternativa, l’aggiunta di un quarto di dose di un singolo agente alla terapia esistente è in grado di conferire una riduzione di pressione sanguigna sistolica da 3 a 4 mmHg senza ulteriori effetti collaterali e quindi potrebbe essere preferibile al raddoppio della dose dell’agente in uso». «Anche se clinicamente rilevante, la metanalisi di Bennett e colleghi ha limiti intrinseci che dovrebbero essere menzionati» scrivono in un editoriale di accompagnamento Guido Grassi e Giuseppe Mancia dell’Università di Milano-Bicocca. «Queste limitazioni, tuttavia, non riducono l’interesse verso i dati dello studio e le loro favorevoli implicazioni cliniche» concludono.

(Hypertension. 2017. doi: 10.1161/HYPERTENSIONAHA.117.09202https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28584013)

Depressione del medico: i fattori di rischio pesano di più

(da M.D.Digital)   Cosa accade quando è il medico ad essere depresso? Come si comportano quando i giorni bui si trasformano in settimane, e a volte anche in mesi? Esistono dei fattori specifici che portano alla depressione nel medico? Quali trattamenti i medici cercano o evitano? La realtà è che quello che molti medici depressi fanno è … niente. Oppure provano rimedi che in realtà non aiutano. In una recente indagine è stato chiesto a un gruppo di medici se avessero sperimentato episodi di depressione durante la loro carriera e, in caso affermativo, che tipo di intervento hanno scelto per uscire. Questi in sintesi i risultati: il 33% ha deciso per un aiuto professionale, il 27% si è affidato all’autocura, il 14% ha avuto comportamenti autodistruttivi, il 10% non ha fatto alcunché, il 6% ha cambiato lavoro, il 5% si p autoprescritto dei farmaci, il 4% ha dichiato un generico altro, l’1% si è rivolto alla preghiera. Per quanto riguarda la terapia, al maggior parte dei medici ha tentato opzioni multiple. Tuttavia, la maggior parte non ha preso nessuna misura per mesi se non addirittura per anni prima di decidersi finalmente a fare qualcosa (e talvolta questo si è tradotto in autolesionismo).

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Contro le allergie alimentari arriva un vaccino in cerotto

(da DottNet)   Quasi come se fossero malattie infettive, anche per le allergie alimentari ci si può ‘vaccinare’, o meglio ‘desensibilizzare’ con l’esposizione a quantità controllate dell’allergene. Dal concetto, nato peraltro in Italia, di ‘immunizzazione orale’ si potrebbe passare presto a quella cutanea, attraverso un cerottino da applicare sulla pelle. I risultati dei primi test su questo metodo sono stati presentati al Congresso annuale della World Allergy Organization promosso dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.  Negli studi finora eseguiti questi cerotti aumentano la tolleranza per arachidi e per latte. Il trattamento, hanno spiegato gli esperti al congresso, viene ben tollerato senza reazioni allergiche sistemiche, ma in alcuni pazienti è stato osservato un aumento delle reazioni cutanee eczematose locali Il cerotto sfrutta il fatto che la pelle ha una potente attività immunitaria, ma allo stesso tempo l’assenza di vascolarizzazione dell’organo in superficie riduce notevolmente il rischio di reazioni sistemiche. Il cerotto contiene una quantità controllata dell’allergene che stimola la risposta immunitaria, ‘abituando’ l’organismo al contatto.  “Forse in un prossimo futuro vaccineremo i nostri bambini allergici con un cerottino sulla pelle – afferma Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -. Sempre più avanzate sono poi le immunoterapie specifiche per l’allergia alimentare, che si evolvono ad una integrazione con immunomodulatori naturali quali i probiotici per migliorare la loro efficacia”.     Proprio l’allergia al latte, uno delle due allergeni per cui si sta sperimentando il cerotto, è uno dei temi principali trattati dal congresso, che inizierà il lavoro per la revisione delle linee guida su questo problema. “L’allergia al latte è la prima a comparire nell’età infantile con una frequenza che varia tra lo 0.7 ed il 2.5% – spiega Fiocchi. Questo significa che in Italia tra i 3500 ed i 12500 bambini l’anno sono allergici all’alimento cardine per la loro crescita. Le tappe per gestire l’allergia al latte sono tre: sospettarla, diagnosticarla, stabilire una dieta appropriata. Non dovunque, nel mondo, questo avviene nello stesso modo”.   Una raccomandazione degli esperti è che non ci si può affidare a metodiche alternative per la diagnosi: solo il dosaggio delle IgE specifiche, il test cutaneo e soprattutto il test da carico sono in grado di smascherare una allergia al latte. Un capitolo cercherà anche di razionalizzare il tema dei sostituti del latte da usare, che non sono tutti uguali. “Se in molte parti del mondo si usa prevalentemente il latte di soia per sostituto – spiega l’esperto in Europa si usano di più gli idrolisati di latte, in Italia l’idrolisato di riso ed in Arabia il latte di cammella. Insomma, Paese che vai atteggiamento che trovi”

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Indagine, 84% medici favorevole a obbligo vaccini, 1 paziente su 4 contrario

(da AdnKronos Salute)  Il 68% dei pazienti e l’84% dei medici si dichiara favorevole all’obbligatorietà dei vaccini per andare a scuola voluta dal decreto in vigore da questa settimana. E’ quanto emerge da un sondaggio effettuato dal portale Dottori.it, che ha cercato di indagare come sia effettivamente percepito questo cambiamento che ha spaccato l’opinione pubblica. Quasi un paziente su quattro (23%) si è detto contrario alla nuova legge e l’8% dice di non avere ancora una posizione in merito. La percentuale dei medici contrari al decreto è più bassa e si ferma all’11%, mentre solo il 5% degli specialisti ha detto di non avere un’opinione.

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Cassazione: è omicidio se l’infermiera del triage sbaglia il codice al P.S.

(da DottNet)  L’accertamento del nesso di causalità tra condotta del sanitario e danno cagionato al paziente è una questione, nella pratica, molto complessa. Proprio per tale ragione merita di essere segnalata la sentenza della Corte di cassazione numero 26922/2017 del 30 maggio, con la quale i giudici hanno fornito delle indicazioni rilevanti per valutare la riconducibilità di un evento dannoso a un’ipotesi di responsabilità medica.

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