Studio Gb, ogni sigaretta accorcia la vita di 20 minuti

(da DottNet)     Ogni sigaretta fumata rischia di accorciare in media di 20 minuti l'aspettativa di vita di chi l'accende. Almeno secondo una stima aggiornata di ricercatori medici dell'University College London (Ucl), prestigioso ateneo della capitale britannica, allegata a un appello pubblico rivolto ai fumatori, in vista dell'anno nuovo, per incoraggiarli a smettere di fumare come proposito per il 2025.  Nel loro studio, ripreso fra gli altri dal Guardian, i ricercatori calcolano che un singolo pacchetto consumato può sulla carta rubare 7 ore di vita. Ma sottolineano anche, in positivo, che - abbandonando il vizio dal primo gennaio - chiunque fumi 10 sigarette al giorno potrebbe ragionevolmente sperare di riguadagnare un giorno di vita in più entro l'8 dello stesso mese; una settimana entro il 5 febbraio; e un mese entro il 5 agosto. Il fumatore medio che non smette, ha ammonito Sarah Jackson, ricercatrice capo del gruppo di studio su alcol e tabacco alla Ucl, può invece perdere "circa un decennio di vita: 10 anni di momenti preziosi da condividere con le persone che amiamo". Il fumo è indicato da tempo dai medici come una delle cause principali di morte evitabile nel mondo; solo nel Regno Unito è associato ogni anno al decesso prematuro di 80.000 persone e di circa un quarto di tutte le diagnosi di cancro, anche se - ammettono gli specialisti - non mancano fumatori che vivono a lungo. La ricerca dell'Ucl è stata commissionata dal ministero della Sanità britannico, sullo sfondo dell'impegno degli ultimi governi per rafforzare le restrizioni anti-fumo sull'isola, in particolare fra i più giovani. Essa modifica in peggio una precedente stima, frutto di uno studio pubblicato nel 2000 sul British Medical Journal (Bmj), che indicava in 11 minuti di vita perduti il costo potenziale di ciascuna sigaretta fumata.

Il certificato di malattia è a carico dell’odontoiatra curante: alcune precisazioni della CAO Nazionale

(da Odontoiatria33)     Tutti gli iscritti all’Albo dei medici ed a quello degli odontoiatri possono redigere certificati di malattia (per assenze inferiori a 10 giorni).   A chiarirlo era stata la Circolare n.88 della FNOMCeO del 2020. A ritornare sull’obbligo degli odontoiatri di redigere il certificato di malattia ai propri pazienti, se vi sono i presupposti clinici per farlo, è la CAO Nazionale in una circolare inviata ai Presidenti provinciali a firma del presidente Raffaele Iandolo. Chiarendo che l’obbligo a redigere il certificato di malattia spetta al medico curante, “inteso come il medico che ha operato sul paziente creando i presupposti per l’astensione dal lavoro” la Circolare CAO sottolinea come siano, quindi, “inclusi anche gli odontoiatri liberi professionisti”. Sottolineando come non ci siano spazzi interpretativi, la CAO nazionale ricorda che “questa procedura è prevista oltre che dall’ art 55 septies del D.Lgs. 165/01 introdotto dall’art 69 delD.Lgs.150/09 anche dagli articoli 24 e 78” e sottolinea come il Ministero della Salute, interpellato, abbia ribadito che “la certificazione di malattia non può essere delegata ad altri colleghi che non avendo operato su quel paziente non hanno gli estremi per una corretta valutazione del caso”. Per poter certificare l’assenza del lavoratore (pubblico e privato) per malattia è però necessario essere accreditati nel Sistema Tessera Sanitaria. Ricordando che le credenziali per accedere al Sistema TS per inviare il certificato sono le stesse che si usano per l’invio dei dati per le fatture precompilate, la CAO Nazionale informa che le stesse credenziali possano essere richieste al proprio Ordine Provinciale.“Qualora mancassero i presupposti tecnici di trasmissione per via telematica –chiarisce a Circolare- è possibile rilasciare la certificazione cartacea in cui si precisa che l’utilizzo della forma cartacea è dovuto ad un malfunzionamento temporaneo del sistema informatico”. “Il certificato –continua la CAO Nazionale- deve comunque contenere tutti i dati obbligatori (art. 8 del DPCM 26 marzo 2008). A questo punto spetterà al lavoratore trasmettere all’INPS il documento entro 2 giorni”. La documentazione cartacea, viene precisato, “oltre a non essere un’alternativa applicabile se non per giustificati motivi, ha un suo format che va rispettato, è a rischio errore e comporta disagi al paziente, mentre la via telematica ha un percorso guidato a prova di errore”. Ricordato l’obbligo e che la mancata trasmissione telematica del certificato prevede una sanzione, la CAO Nazionale informa che questa sanzione varrebbe “solo per i medici convenzionati, ma non per i liberi professionisti”. Sanzione indicata in una Circolare l'INPS che prevede l'illecito disciplinare e il licenziamento per il medico dipendente e la decadenza della convenzione con il SSN per i convenzionati. Ma indipendentemente da chi è soggetto alle sanzioni, ma questo lo sottolineiamo noi, una certificazione non corretta potrebbe comportare per il paziente lavoratore il non riconoscimento della tutela economica di malattia da parte dell'INPS, ovvero potrebbe perdere lo stipendio per i giorni di malattia non certificati. Infine un’ulteriore precisazione della CAO Nazionale: “Gli odontoiatri liberi professionisti possono rilasciare il certificato di malattia telematico nel caso di una prognosi non superiore a 10 giorni. Tuttavia, solo con riferimento ai lavoratori del settore privato, per il riconoscimento della prestazione economica di malattia erogata dall’INPS, resta valida la certificazione prodotta da medici non appartenenti al SSN o con esso convenzionati anche nei casi di assenza per malattia superiori a dieci giorni e nei casi”.

Il ‘Milleproroghe’ proroga la fattura elettronica per i medici fino al 31/03/2025 (ma dopo diventa obbligatoria)

(da Fisco 7, riproduzione modificata)  Il termine dell’esonero dall’obbligo della fatturazione elettronica delle prestazioni sanitarie verso consumatori finali è stato oggetto di proroga fino al 31 marzo 2025. La misura è una delle principali disposizioni fiscali contenute nel cosiddetto decreto Milleproroghe 2025. Cosa cambierà a partire dal prossimo 1 aprile 2025? Il decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri contiene, tra le altre proroghe, anche lo slittamento al 31 marzo 2025 del termine dell’esenzione dall’obbligo di fatturazione elettronica delle prestazioni sanitarie verso consumatori finali.  Vale la pena ricordare che questa misura era stata inizialmente introdotta esclusivamente per il periodo d’imposta 2019, ossia l’anno in cui è entrato in vigore l’obbligo generalizzato della fatturazione elettronica per i soggetti privati.  Successivamente, però, attraverso una serie di interventi normativi che si sono susseguiti nel tempo, la sua applicazione è stata prorogata di anno in anno, estendendosi progressivamente fino a includere anche i periodi d’imposta successivi, arrivando a coprire l'intero anno 2024. In buona sostanza, anche l'ultima misura è una deroga che, all’avvio dell’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica, fu richiesta dal Garante privacy che ha ritenuto non conforme al GDPR il transito sul Sistema di interscambio dei dati dei pazienti.  La motivazione della proroga è correlata ad una limitazione tecnico-amministrativa nei sistemi informatici dell’Agenzia delle Entrate, che al momento attuale non garantiscono il pieno rispetto della normativa relativamente alla privacy dei cittadini. Chi sono i soggetti destinatari della norma? La norma si applica ai soggetti tenuti all’invio dei dati, ai fini dell’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, ai sensi dell’articolo 3, commi 3 e 4, del decreto legislativo n. 175 del 2014.    In particolare, la norma elenca i seguenti soggetti tenuti all’adempimento: le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i policlinici universitari, le farmacie, pubbliche e private, i presidi di specialistica ambulatoriale, le strutture per l’erogazione delle prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa, gli altri presidi e strutture accreditati per l’erogazione dei servizi sanitari e gli iscritti all’Albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Quali prestazioni ricadono nella proroga alla fatturazione elettronica per i medici? Le prestazioni che ricadono nella proroga sono quelle sanitarie indirizzate direttamente ai pazienti (persone fisiche). I medici potranno rilasciare ai clienti/pazienti la fattura cartacea, oppure la fattura in formato elettronico in un qualunque formato (pdf ad esempio) purché il documento non transiti dal Sistema di Interscambio.   Resta l’obbligo, già in vigore per tutti i sanitari, di emettere la normale fattura elettronica tramite il Sistema di Interscambio, se il committente non è una persona fisica oppure le prestazioni da fatturare siano rapporti di collaborazione tra medici o tra medici e altri soggetti per altre attività non sanitarie (come ad esempio partecipazione a convegni, seminari o altre prestazioni professionali). Salvo ulteriori proroghe (tra l'altro espressamente richieste dalla FNOMCEO la settimana scorsa) e alla luce di quanto previsto dalla attuale normativa, a partire dal 1° aprile 2025, tutte le fatture relative alle prestazioni sanitarie dovranno essere emesse in modalità elettronica, con la conseguenza che gli operatori interessati dovranno dotarsi di appositi software (o servizi) rilasciati dai produttori di software gestionali per la compilazione e la trasmissione della fattura.

Psichiatri, subito una commissione interministeriale sulla sicurezza

(da DottNet)   Il Coordinamento nazionale dei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, sezione speciale della Società Italiana di Psichiatria (Sip), chiede al ministro della Salute, Orazio Schillaci, l'istituzione di una Commissione Interministeriale che coinvolga il ministero degli Interni e di Grazia e Giustizia che affronti immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari.   I numeri, afferma la Sip, "sono impietosi: i dati pubblicati dal ministero della Salute relativi all'anno 2023, raccolti dall'Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie, registra 16mila aggressioni in un anno che hanno coinvolto 18.
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SaluteMia, anche a 2025 avviato è possibile aderire a tutte le coperture socio-sanitarie

Anche a 2025 avviato è possibile iscriversi per la prima volta o rinnovare l’adesione a SaluteMia. Aderire alla mutua sanitaria integrativa dei medici e degli odontoiatri permette di assicurare per se stessi e per i propri familiari una copertura socio-sanitaria. SaluteMia ti permette, infatti, di programmare da subito la tua “rete di protezione” su misura, per garantirti un presente e un futuro sereni, al riparo dagli imprevisti. L’associazione di mutuo soccorso offre misure di prevenzione, assistenza, prestazioni sanitarie e socio-assistenziali in tutte le fasi di tutela della salute degli iscritti. Ad esempio, già il Piano base di SaluteMia garantisce anche un’ampia tutela contro la non autosufficienza e, come novità per il biennio 2024-2025, tutti gli iscritti sono protetti da una copertura infortuni gratuita.   Tutela per se stessi e per i propri cari Aderire alla società di mutuo soccorso “fatta dai medici per i medici” permette di integrare l’offerta del Servizio sanitario nazionale e avere una sicurezza in più sui tempi e sulle prestazioni. SaluteMia, infatti, permette, attraverso 6 Piani sanitari, pensati per le diverse esigenze dei professionisti in camice, di costruire una tutela su misura per se stessi e per i familiari del proprio nucleo (coniugi o conviventi, figli, genitori), ma anche per i familiari non conviventi e per le loro rispettive famiglie. Per garantire a tutti una serie di tutele aggiuntive in caso di visite specialisticheesami diagnosticiricoveriprestazioni ospedaliere o extraospedaliere e molto altro. Inoltre, SaluteMia assiste i propri iscritti anche nei momenti lieti e significativi della vita, come per la gravidanza e la genitorialità, quando c’è un nuovo arrivo in famiglia. Come accennato, la mutua “fatta dai medici per i medici” offre a tutti gli iscritti, senza costi aggiuntivi, anche una copertura infortuni, valida per eventi sia in ambito lavorativo che extraprofessionale, in Italia o all’estero.   Copertura ad ampio raggio SaluteMia non è una semplice assicurazione, ma una mutua integrativa di categoria, senza scopi commerciali o di lucro, che offre una copertura ad ampio raggio, in Italia e all’estero. Per aderire non sono previste barriere di età o salute e i soci possono restare iscritti anche in caso di eventi gravi. I Piani sanitari garantiscono copertura dalle spese mediche per un ampio ventaglio di prestazioni e, oltre alle molte tutele di base, agli iscritti vengono offerte una serie di garanzie mutualistiche aggiuntive gratuite: come misure e indennità a sostegno della genitorialità, la copertura “critical illness”, che dà un supporto economico di almeno 4.000 euro in caso di patologie gravi, voucher per visite di prevenzione in ambito cardiologico, odontoiatrico e geriatrico, la possibilità di adesione diretta per gli universitari, con piani dedicati e scontati, oltre a borse di studio per i più meritevoli. Aderire a SaluteMia permette inoltre di abbassare le tasse, dal momento che il contributo associativo versato è detraibile fino a 1.300 euro l’anno.   Massima protezione contro la non autosufficienza SaluteMia offre già nel Piano base una copertura fino a 17.000 euro l’anno per l’assistenza di una persona non autosufficiente. In aggiunta sono garantiti anche servizi di informazione e orientamento medico telefonico, consulenza medico-specialistica e di alta specializzazione, guardia medica permanente, consegna esiti e invio medicinali a domicilio, diagnosi comparativa tramite Centrale operativa, area riservata via web per prenotazioni e consultazioni, applicazione su smartphone e tablet. SaluteMia garantisce, sempre già nel Piano base, una tutela specifica dalla non autosufficienza a seguito di infortunio professionale, con una copertura fino a 5.000 euro al mese.   Per iscrizioni e rinnovi Chi non ha ancora rinnovato l’iscrizione ai Piani sanitari 2025 può farlo, entro il 31 gennaio, con pochi clic direttamente dall’area riservata del sito www.salutemia.net. Il pagamento può essere fatto tramite bonifico o bollettino Mav. Per chi rinnova, la copertura decorrerà dal 1° gennaio 2025. I nuovi iscritti possono, invece, aderire ai Piani sanitari direttamente dal sito web di SaluteMia. Per i nuovi iscritti, le tutele decorrono dal giorno effettivo di adesione: quindi stipulando subito uno o più Piani sanitari si beneficia delle relative coperture per un periodo più lungo del 2025. Per le informazioni   Sul sito di SaluteMia è possibile consultare nel dettaglio tutte le offerte e le novità, oltre a trovare le Guide e le regole di accesso ai sussidi. Per qualsiasi chiarimento, informazione e per le adesioni, il personale di SaluteMia è disponibile presso gli uffici di Roma, in via della Mercede 33 e telefonicamente al numero 06.21.011.350. Per avere informazioni è anche possibile scrivere alla email info@salutemia.net oppure, per aderire, è disponibile la email adesioni@salutemia.net.    

Odontoiatria, 400 euro mensili agli specializzandi

(da enpam.it)   Gli specializzandi in odontoiatria hanno per la prima volta una borsa dedicata. È stata introdotta dal comma 339 della legge di bilancio approvata a fine anno, che ha istituito una borsa di studio da 4.773 euro lordi annui (e cioè poco meno di 400 euro al mese) a decorrere dall’anno accademico 2024-2025.  La misura interessa diverse categorie che svolgono la formazione nell’area sanitaria non medica, tra cui gli odontoiatri, che riceveranno la borsa di studio mensilmente, per l’intera durata legale del corso, direttamente dalle università presso cui operano le scuole di specializzazione. Lo stanziamento per le borse di studio è stabilito invece dal comma successivo, che stabilisce un incremento del finanziamento sanitario corrente di 30 milioni di euro per il 2025 e di una cifra analoga per il 2026.  Per stabilire in via definitiva l’entità della borsa e a quale cassa andranno i relativi contributi bisognerà attendere l’emanazione del decreto attuativo che definirà i termini della misura.

Percorso prescrizione ricetta Bianca Dematerializzata su Sistema TS

(testo a cura del Dott. G.G. Pascucci )  Si entra nel Sistema TS dalla porta di ingresso  https://sistemats1.sanita.finanze.it/portale/medici-e-odontoiatri-operatori ma bisogna già possedere le credenziali (da richiedere via email all'Omeo di  appartenenza)  poi si clicca su AREA RISERVATA in alto a destra e si seleziona OPERATORI  dopo di che si seleziona ENTRA CON SPID e dopo che si è ricevuta la autorizzazione/riconoscimento SPID, compare  "SERVIZI ONLINE"  dove cliccheremo su "Ricetta Bianca Elettronica"  e comparirà una videata intestata COMPILA RICETTA BIANCA ELETTRONICA con in alto a destra il Codice Fiscale del Medico, a quel punto va riempita la sezione COMPILA DATI MEDICO  con i dati del medico e del suo ambulatorio e si clicca su CONFERMA  successivamente compare la videata della prescrizione vera e propria da cui, una volta selezionato il farmaco e imputata la diagnosi (che è obbligatoria)  e  partirà la prescrizione verso la farmacia e il FSE del paziente

Turismo dentale. “Un rischio per la salute e la sicurezza dei pazienti”. Aio lancia l’allarme

(da Quotidiano Sanità)   “L’Associazione Italiana Odontoiatri (AIO) si oppone fermamente al fenomeno del turismo dentale: una pratica che apparentemente promette risparmio, ma che espone i pazienti a rischi significativi per la salute, la qualità delle cure e i propri diritti. È nostro dovere, come rappresentanti di una professione regolata da rigidi standard di qualità e sicurezza, sensibilizzare i cittadini sugli aspetti negativi di questa scelta, che troppo spesso si rivela un falso risparmio con gravi conseguenze a lungo termine”.  A lanciare l’allarme Vincenzo Musella, Segretario Culturale Nazionale AIO Presidente AIO Academy Turismo dentale: un risparmio che costa caro.A prima vista, il turismo dentale può sembrare una soluzione economica per ottenere cure odontoiatriche, ma questa visione è fuorviante” ha detto. I motivi? Costi nascosti: il prezzo inizialmente basso, ma spesso più alto di quello applicato ai cittadini locali, può aumentare considerevolmente a causa di eventuali complicazioni post-operatorie, viaggi ripetuti e correzioni necessarie una volta rientrati in Italia; qualità dei materiali: il costo ridotto delle cure in alcuni paesi può essere legato all’uso di materiali di bassa qualità o non certificati, con conseguenti rischi di infezioni, fallimenti del trattamento e danni permanenti, che non potranno essere risolti dove ci si è fatti curare; cure incomplete: le procedure odontoiatriche richiedono tempo e più fasi. Comprimere tutto in pochi giorni, come spesso accade nel turismo dentale, compromette la qualità e la precisione del lavoro.   Aio ribadisce quindi che i professionisti italiani operano in un contesto che garantisce: alta formazione professionale “gli odontoiatri italiani seguono un lungo percorso accademico e di aggiornamento continuo, sottoposti a rigorosi controlli. In molti paesi di destinazione del turismo dentale, tali standard non sono garantiti”; certificazione dei materiali: “i materiali utilizzati in Italia devono rispettare le normative europee e garantire la sicurezza del paziente. Questo non è sempre vero per le cliniche all’estero, dove i controlli possono essere meno rigorosi”. E ancora, igiene e sicurezza: “gli studi odontoiatrici italiani seguono protocolli stringenti di sterilizzazione e igiene, che in alcuni paesi potrebbero non essere rispettati o controllati da autorità indipendenti”. I rischi legali del turismo dentale  “Quando un paziente si rivolge a un odontoiatra in Italia – prosegue Musella – , gode di diritti e tutele precise, grazie a normative chiare e a un sistema di responsabilità professionale ben regolato. All’estero, invece, c’è poca protezione legale: è difficile, se non impossibile, ottenere risarcimenti in caso di errore medico o insoddisfazione per il trattamento ricevuto. Le normative differenti, ogni paese ha leggi diverse in merito alla responsabilità medica, il che rende complesso far valere i propri diritti in caso di controversie. Spesso poi i pazienti non conoscono la lingua locale, il che rende difficile comprendere i dettagli delle procedure o affrontare eventuali problemi legali”. Un approccio superficiale e pericoloso alla cura odontoiatrica  Le cure odontoiatriche non possono essere trattate come un servizio standardizzato da acquistare “al miglior prezzo”. La salute orale richiede: pianificazione personalizzata: ogni paziente ha esigenze specifiche che richiedono un approccio individualizzato, impossibile da garantire in un contesto di turismo dentale; continuità assistenziale: in caso di complicazioni o interventi successivi, il paziente deve poter contare sul proprio odontoiatra. Nel turismo dentale, questa continuità è assente; precisione e attenzione ai dettagli: le cure odontoiatriche di qualità non possono essere accelerate o ridotte a una visita frettolosa. Le conseguenze economiche e sociali del turismo dentale  Scegliere di rivolgersi a professionisti all’estero non danneggia solo il paziente, ma ha anche un impatto negativo sul sistema sanitario e sull’economia nazionale, sottolinea ancora Aio. Depauperamento del sistema sanitario nazionale: optare per cure all’estero riduce il sostegno economico agli odontoiatri italiani, che investono risorse nella formazione e nell’innovazione e che pagano le tasse in Italia rifinanziando anche la sanità pubblica. Perdita di fiducia nella professione: il turismo dentale alimenta la percezione che le cure italiane siano troppo costose, senza considerare il livello di qualità e sicurezza che offrono. Difficoltà per i giovani professionisti: rivolgersi all’estero penalizza soprattutto i giovani odontoiatri italiani, che faticano a emergere in un mercato già competitivo. AIO si impegna quindi a informare i cittadini promuovendo campagne di sensibilizzazione per far comprendere i rischi reali del turismo dentale. Sostenere la qualità delle cure italiane. Promuovere l’accessibilità economica: collaborando con istituzioni e partner per rendere le cure di qualità più accessibili, riducendo così l’attrattiva del turismo dentale.    “Il turismo dentale non è la soluzione – conclude – si tratta di una scorciatoia che compromette la sicurezza, la qualità e la serenità del paziente. AIO invita i cittadini a riflettere attentamente prima di affidare la propria salute orale a professionisti sconosciuti e a rinunciare alle garanzie offerte dal sistema odontoiatrico italiano. Scegliere un odontoiatra italiano significa scegliere competenza, sicurezza e rispetto per il paziente. AIO è al fianco dei cittadini per garantire cure di qualità e per proteggere la salute di tutti, senza compromessi”.

Convenzione tra UNIBO e OMCeO Forlì-Cesena per il tirocinio pratico valutativo del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sede di Forlì

Nel corso della seduta consiliare di Martedì 14 Gennaio è stata presentata la Convenzione firmata tra il nostro Ordine e la Alma Mater Studiorum - Università di Bologna per la attivazione del tirocinio pratico valutativo di tutti gli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia - Sede di Forlì. Il documento è consultabile in allegato. Ogni tirocinio pratico valutativo si svolge per un periodo anche non consecutivo di tre mesi: il laureando è impegnato un mese in Area Ospedaliera Chirurgica, un mese in Area Ospedaliera Medica, un mese, da svolgersi non prima del sesto anno di corso, nello specifico ambito della Medicina Generale. Il mese svolto nell’ambito della Medicina Generale deve tenersi presso l’ambulatorio di un medico di Medicina Generale avente i seguenti requisiti: almeno cinque anni di attività convenzionale, numero di assistiti nella misura almeno pari alla metà del massimale vigente, disponibilità di almeno tre mesi all'anno per la attività di tutoraggio. Ai fini dell’individuazione delle sedi di tirocinio (ambulatori di Medicina Generale), il nostro Ordine deve predisporre un elenco di medici di Medicina Generale disponibili alla attività di tutoraggio, che sarà tempestivamente comunicato alla Segreteria della Università di Bologna - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Sede di Forlì, per iniziare le assegnazioni degli studenti tirocinanti. Invitiamo tutti i colleghi iscritti Medici di Medicina Generale a considerare attentamente la proposta della Università di Bologna e ad accettare l'inserimento nell'elenco dei medici tirocinanti, se possibile inviando l'adesione all'Ordine entro la fine del mese di Gennaio via email: info@ordinemedicifc.it

Quattro opzioni impopolari per cambiare il Sistema Sanitario Nazionale

(da Secondo Welfare)   Il Rapporto OASI 2024 del CERGAS SDA Bocconi non offre un quadro rassicurante sul futuro del SSN, ma propone alcune strade possibili per affrontare la situazione: governare le aspettative, proseguire con l’efficientamento, aumentare le risorse attraverso compartecipazioni e trasformare la geografia dei servizi.  La diagnosi è spietata: un servizio sanitario universalistico che riceve il 6,3% del PIL e che serve il secondo Paese più anziano al mondo non può riuscire a soddisfare i bisogni. Nel frattempo, in molti ambiti i servizi appaiono non seguire alcun criterio di priorità e la crescente distanza tra prescrizioni e capacità erogativa del Sistema Sanitario Nazionale (SSN)  disorienta cittadini e professionisti.   Partendo da questo quadro il Rapporto OASI 2024 del CERGAS, della SDA Bocconi, avanza quattro proposte di policy e management per affrontare la situazione. Opzioni che i coordinatori del Rapporto, Francesco Longo e Alberto Ricci, definiscono “tecnicamente realistiche, attuabili” ma largamente “impopolari”. Per questo la loro attuazione richiede “un parallelo lavoro per cambiare il public discourse”. Le criticità del SSN     Il Rapporto descrive anzitutto quelle che sono ritenute le quattro criticità strategiche principali del SSN. Queste, spiega il documento, sono largamente fuori dal dibattito mediatico e politico e soprattutto dalla consapevolezza dell’opinione pubblica. Una situazione che non fa altro che peggiorare le diverse problematiche. Situazione demografica     L’Italia è il secondo Paese più anziano al mondo dopo il Giappone, con un’incidenza degli over 65 sul totale della popolazione al 24%, in rapida ascesa al 30%. Questo comporta un trasferimento netto dalla fiscalità generale dello Stato all’INPS di 165 miliardi all’anno perché i contributi dei (pochi) lavoratori non sono sufficienti a coprire pensioni e spese assistenziali. Pertanto, è “difficile aumentare significativamente la spesa sanitaria pubblica”, spiega il Rapporto OASI. Allora “come erogare buoni servizi sanitari pur destinando alla sanità pubblica il 6,3% del PIL?”. Priorità casuali   Inevitabilmente, occorre definire e selezionare le priorità di intervento, ad esempio, rispetto ad aree di patologia, setting assistenziali o cluster di popolazione. La verità è però che oggi, “non essendoci all’opera alcun processo consapevole di selezione delle priorità, queste ultime emergono casualmente, senza nessun processo esplicito di valutazione capace di massimizzare il beneficio sociale ottenibile con le risorse date”. Oggi rischia di prevalere la logica della risposta a chi per primo accede al sistema, senza valutare se ciò corrisponde a una priorità o meno. “L’intera filiera istituzionale opera delle prioritizzazioni implicite e casuali”. Discrasia tra bisogni e consumi   Il Rapporto OASI osserva come considerando il regime SSN, comparando diverse tipologie di prestazioni, confrontando diverse regioni o territori di una stessa regione, si registrino differenze ampie nei volumi pro-capite, senza una relazione significativa con il quadro della domanda potenziale e dei bisogni. Oggi è il governo della produzione a dominare “l’agenda di policy, e di conseguenza, l’agenda manageriale”. Al contrario, “il governo della domanda risulterebbe decisamente più rilevante.” Distanza tra prescrizioni e capacità erogativa    Da rilevare, infine, che anche la produzione del SSN è scesa se paragoniamo il 2023 con il 2019, “soprattutto in ambito ambulatoriale (-8%), pur essendoci più medici in servizio nel SSN rispetto al periodo pre-Covid”. Eppure, le ricette tendono ad aumentare, ad esempio le prime visite prescritte da specialisti ospedalieri e MMG sono aumentate del 31% a fronte di un calo nelle prestazioni del 10%. Questo significa che un alto numero di ricette non trovano una risposta nel SSN. Del resto, il 48% delle visite specialistiche è ottenuta in regime privato, ricorda il Rapporto. Non solo: “I dati delle regioni che hanno analizzato questo fenomeno fanno intravedere che, nei territori dove sono maggiori le prescrizioni, sono spesso elevati anche i consumi pubblici per abitante, ovvero vi è una maggiore produzione in regime SSN, ma cresce anche la distanza tra prescritto ed erogato, e dunque si riscontrano le liste di attesa sostanziali maggiori”, spiega il Rapporto OASI. Ciò significa che senza aver riorganizzato le prescrizioni, la pressione sulle liste di attesa rischia di essere “controproducente rispetto agli obiettivi di appropriatezza, equità ed costo-efficacia clinica”. Quatto proposte impopolari per il SSN    Una analisi severa, dunque, laddove i coordinatori del Rapporto scrivono che l’Italia ha “da lungo tempo, preferito un sistema pensionistico generoso, bonus edilizi e una crescente enfasi sulla riduzione del cuneo fiscale all’incremento del fondo sanitario”. Dunque, quali sono le prospettive che restano per frenare la deriva attuale? - Governare le aspettative     Questo significa anzitutto “prendere consapevolmente atto” della scelta di finanziare in modo modesto il SSN, esplicitando senza mezzi termini cosa il servizio pubblico sia in grado di coprire e cosa no. In altre parole, allineare le aspettative dei cittadini alla realtà dei fatti. Una volta definiti i diritti esigibili e le aree di intervento, il SSN dovrebbe esplicitare quali siano i target prioritari. Ed esplicitare quali sono i criteri di accesso, “che dovrebbero essere diversi dalla disponibilità a pagare cifre davvero consistenti” come adesso capita in alcuni segmenti, come le residenze sociosanitarie. In questo modo, progressivamente, dovremmo determinare una convergenza tra il prescritto e l’erogabile dal SSN, attraverso maggiore chiarezza nei cittadini e nei professionisti. - Efficienza impopolare    Il SSN è su un sentiero di efficientamento da ormai 30 anni e “i ‘frutti bassi’ sono stati in gran parte colti”. Se si vuole proseguire sull’efficienza, allora, non resta che prendere la scala verso i rami alti dell’albero, dove le scelte sono politicamente costose perché impopolari. Un esempio? “Nella rete di offerta ospedaliera del SSN si contano ancora oltre 100 ospedali a gestione diretta con meno di 50 posti letto. Altrettanti sono tra i 50 e i 100 posti. Si tratta del 40% degli stabilimenti di ASL e ASST: è irrealistico pensare che tutti siano in condizioni di isolamento e che almeno una parte di essi non possa riorientare i propri servizi e il proprio personale sul versante territoriale”. Anche sul territorio è necessario riflettere, considerando che gli ambulatori e i laboratori SSN sono aumentati di 287 unità tra il 2019 e il 2022: il rapporto è ormai di circa 1 ogni 7.000 abitanti. - Compartecipazioni ridotte e capillari    Certo, si può sempre fare. Tuttavia, appare “poco plausibile economicamente e politicamente introdurre ulteriori prelievi dalle aree geografiche e dalle fasce sociali che già molto sostengono il Welfare”. In che modo, dunque, è possibile “articolare un sistema di ridotte, ma più capillari compartecipazioni, che riequilibri i contributi forniti e i benefici ottenuti tra cittadini-pazienti e SSN?”, si domandano gli esperti del CERGAS SDA Bocconi. - Trasformare la geografia dei servizi     Con un sistema ospedaliero “più asciugato e accentrato”, equipe mediche “itineranti tra stabilimenti ospedalieri”, una ampia diffusione di “servizi specialistici da remoto per pazienti che rimangono a casa o vanno in casa della comunità se non hanno una buona connessione”. Tenendo però presente che una tale modifica radicale implica “una trasformazione delle competenze professionali necessarie”. Indispensabile, “l’abbattimento di moltissimi dei silos professionali oggi presenti”. Appare necessario “più spazio ad esperti di service design, di ecosistemi digitali, ma soprattutto una incidenza maggiore del lavoro ‘laico’, come può essere un case manager amministrativo del 116117 o di un service center”. Fatto questo, “progressivamente, è fondamentale introdurre a tutti i livelli indicatori” che misurino l’appropriatezza, l’equità, l’aderenza e la qualità, anche percepita, della presa in carico. La consapevolezza necessaria    In conclusione, come sottolineano Elio Borgonovi ed Amelia Compagni, presidente e direttrice del CERGAS, il Rapporto vuol diffondere conoscenza per fare in modo che chi crede nel SSN non debba accettare le scelte di altri. Il Rapporto spinge a pensare che ruolo è possibile giocare nel rilancio del SSN, quali soluzioni ricercare per la salute dei cittadini, per il benessere organizzativo del SSN e per la sua sostenibilità economica, sociale ed istituzionale. Citando don Milani “se sai sei, se non sai sei di un altro”. Il Rapporto OASI 2024 è scaricabile gratuitamente a https://cergas.unibocconi.eu/oasi-2024

I pazienti fermi al Pronto Soccorso fanno aumentare la mortalità del 4,5 per cento

(da DottNet)    Ogni paziente fermo al pronto soccorso in attesa di essere trasferito in un letto di un reparto di ospedale causa un ritardi di almeno 12 minuti sugli accessi successivi, facendo crescere anche la mortalità fino al 4,5%.  Ciò si traduce in ore di ritardo con i pronto soccorso pieni di decine di persone in attesa di ricovero. Una situazione esplosiva, riferisce Alessandro Riccardi, nuovo presidente Simeu (la società che rappresenta i medici dell'emergenza e urgenza), che conferma le tensioni in crescita in questi giorni festivi, quanto il pronto soccorso diventa l'unica ancora di salvezza per tanti malati che non riescono a trovare assistenza sul territorio. In sostanza, spiega Riccardi, si crea un ritardo sull'intera catena dell'assistenza, con un peggioramento non solo dell'assistenza ma della salute dello stesso paziente "Durante le feste la situazione e' sempre critica, segno di un problema costante sull'aggressività dell'utenza" spiega Riccardi riferendosi ai diversi casi di aggressione che hanno colpito diversi operatori sanitari. "Non si riescono a trovare i posti nei reparti, ed e' evidente che chi ha bisogno di assistenza si trova in difficoltà, con un'assistenza non adeguata" spiega. I pazienti restano in aree molto spesso improvvisate in attesa del trasporto nel reparto di assegnazione definitiva. In presenza del fenomeno chiamato dei tecnici "boarding" dei pazienti che aspettano in Pronto Soccorso di essere ricoverati, numerosi studi documentano un allungamento ingiustificato dei tempi di attesa alla visita medica, una marcata difficoltà di gestione dei percorsi di tutti gli altri pazienti, un incremento delle complicanze di malattia sia per i casi che verranno ospedalizzati sia per quelli che al termine dell'osservazione verranno dimessi al domicilio. Ulteriori associazioni statistiche, pubblicate anche sul sito della stessa Simeu, dimostrano il legame tra un maggior numero di giorni di degenza e una maggior incidenza di complicanze. In uno studio recente si è dimostrato che la mortalità dei pazienti in attesa di ricovero aumentava dal 2.5% al 4.5% nei casi in cui il tempo di boarding superava le 12 ore. Al momento gli interventi messi in campo per alleggerire la pressione sulle strutture e le difficoltà degli operatori sembrano lontane dall'essere risolutive. "Non sono ancora sufficienti e adeguati anche se sono arrivati segnali di attenzione nei confronti del nostro lavoro. Intanto i professionisti vanno via, non per burnout: siamo abituati a gestire lo stress. Lo facciamo perchè non sopportiamo più di vedere certe situazioni come la perdita della dignita' del malato. Non si può fare un'abitudine a questa situazione", conclude.  

Convenzione per firma digitale

L'Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Forlì-Cesena ha attivato la convenzione con namirial per ottenere la firma digitale a prezzo scontato sul normale listino. Per avere il codice sconto riservato per il nostro Ordine contattare la Segreteria
https://www.namirial.it/certificati-e-firma-digitale/dispositivo-di-firma-digitale/  in questo link è possibile acquistare firma digitale con dispositivo fisico, quindi smart card o business key
https://www.namirial.it/certificati-e-firma-digitale/firma-digitale-remota/ qui c'è la possibilità di acquistare la firma digitale remota che non ha bisogno di dispositivo fisico.
  Cordiali saluti La Segreteria  

Medicina generale. Sospesa l’incompatibilità tra il corso di formazione specifica 2024/2027 e gli incarichi professionali

(da Quotidiano Sanità) I medici laureati in Medicina e Chirurgia e abilitati all’esercizio della professione che si iscrivono al corso di formazione specifica in medicina generale relativo al triennio 2024/2027 potranno mantenere gli incarichi convenzionali in essere al momento dell'iscrizione, inclusi gli incarichi nell'ambito della medicina penitenziaria, in deroga alle disposizioni del cui all'art. 11 del decreto del Ministro della salute 7 marzo 2006 che disciplina il divieto del medico in formazione all'esercizio di qualsiasi attività e qualsiasi rapporto con il Servizio sanitario nazionale o enti e istituzioni pubbliche o private, anche di carattere saltuario o temporaneo. È quanto prevede il decreto del 22 novembre 2024 del ministero della Salute, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.4 del 7 gennaio 2025. Il provvedimento si inserisce nell’ambito delle norme già in passato previste per far fronte alla carenza di medici di medicina generale, in particolare l'art. 9 del decreto-legge n. 135 del 2018 e successive modifiche, che stabiliva, fino al 31 dicembre 2024, la possibilità ai laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio professionale, iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, di partecipare all'assegnazione degli incarichi convenzionali, rimessi all'accordo collettivo nazionale nell'ambito della disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. Disposizioni che, tuttavia, come si spiega nelle premesse del decreto ministeriale, “non possono essere interpretate in senso estensivo anche per coloro che sono già titolari degli incarichi previsti dall'accordo collettivo nazionale della medicina generale”. Pertanto la decisione del ministero di derogare alle disposizione dell'art. 11 del DM 7 marzo 2006 eviterà che i medici siano costretti a rinunciare agli incarichi o all'iscrizione al corso di formazione specifica in medicina generale.

AGENAS presenta la Piattaforma Nazionale di Telemedicina

da www.agenas.gov.it)  AGENAS organizza un evento di approfondimento del contesto digitale in ambito sanitario nonché di presentazione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT) per martedì 4 febbraio 2025, dalle ore 10.00 alle 13.00, presso la Sala Auditorium di AGENAS in via Toscana 12, Roma. L’Agenzia, in qualità di soggetto attuatore per conto del Ministero della salute dell’implementazione del sub-investimento 1.2.3. “Telemedicina”, presente nella Missione 6 Salute del PNRR (M6-C1), ha dato seguito alla realizzazione della PNT collaudata in tutte le sue funzionalità e avviata a novembre 2023.   Il progetto è ora nella sua fase di Avvio e Consolidamento nell’ambito della quale è in corso da alcune settimane l’iter di popolazione dati con la collaborazione Regioni/PP.AA.. L’obiettivo è quello di condividere lo stato di avanzamento progettuale. Per partecipare in presenza occorre iscriversi a questo LINK (https://www.agenas.gov.it/registrazione-evento-040225), l’Ufficio comunicazione darà riscontro sull’esito dell’accredito secondo la disponibilità dei posti in Sala. Sarà possibile seguire la diretta streaming, il link per il collegamento da remoto sarà disponibile in questa pagina a ridosso dell’evento.
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